(Determinazione dell'Agenzia Italiana del Farmaco, 7 giugno 2011)
(sostituito dall'allegato 1 alla determina AIFA del 14.05.15-ndr)
NOTA 79
Bifosfonati:
- raloxifene - bazedoxifene - ranelato di stronzio - teriparatide - ormone paratiroideo
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La prescrizione a carico del SSN è limitata alle seguenti
condizioni di rischio:
- soggetti di età superiore a 50 anni in cui sia previsto un
trattamento > 3 mesi con dosi > 5 mg/die di prednisone o dosi
equivalenti di altri corticosteroidi: - soggetti con pregresse fratture osteoporotiche vertebrali o di
femore - soggetti che incorrono in una nuova frattura vertebrale
moderata-severa o in una frattura di femore in corso di trattamento con
uno degli altri farmaci della nota 79 (alendronato, alendronato+vit. D3,
risedronato, raloxifene, ibandronato, ranelato di stronzio) da almeno un
anno per una pregressa frattura vertebrale moderata-severa o una
frattura di femore. Soggetti, anche se in precedenza mai trattati con
gli altri farmaci della nota 79 (alendronato, alendronato+vit. D3,
risedronato, raloxifene, ibandronato, ranelato di stronzio), che si
presentano cumulativamente con 3 o più pregresse fratture vertebrali
severe o di femore o con 2 fratture vertebrali severe ed una frattura
femorale prossimale. - soggetti di età superiore a 50 anni in trattamento da più di 12
mesi con dosi > 5 mg/die di prednisone o dosi equivalenti di altri
corticosteroidi e che si presentano con una frattura vertebrale severa o
due fratture vertebrali moderate. Prima di avviare la terapia con i farmaci sopraindicati, in tutte le
indicazioni è raccomandato un adeguato apporto di calcio e vitamina D,
ricorrendo, ove dieta ed esposizione solari siano inadeguati, a
supplementi con sali di calcio e vitamina D3 (e non ai suoi metaboliti
idrossilati). La prevenzione delle fratture osteoporotiche deve anche
prevedere un adeguato esercizio fisico, la sospensione del fumo e la
eliminazione di condizioni ambientali ed individuali favorenti i traumi.
Non deve essere dimenticato, infine, che tutti principi attivi non sono
privi di effetti collaterali per cui va attentamente valutato il
rapporto vantaggi e rischi terapeutici. Inoltre la loro associazione è
potenzialmente pericolosa e va pertanto evitata. Per l'applicazione
della Nota 79, la valutazione della massa ossea con tecnica DXA o ad
ultrasuoni deve essere fatta presso strutture pubbliche o convenzionate
con il SSN. |
Background
Il trattamento dell'osteoporosi deve essere finalizzato alla riduzione del
rischio di frattura. I provvedimenti non farmacologici (adeguato apporto di
calcio e vitamina D, attività fisica) o la eliminazione di fattori di
rischio modificabili (fumo, rischi ambientali di cadute) non hanno
controindicazioni e possono quindi essere raccomandati a chiunque.
L'utilizzo di farmaci è sempre associato a potenziali rischi per cui il
loro utilizzo deve essere riservato ai pazienti a rischio più elevato di
frattura, che sono poi gli unici per i quali esiste una adeguata
documentazione di efficacia. L'utilizzo di farmaci è anche condizionato dal
rapporto tra vantaggi e svantaggi la cui stima individuale è spesso
complessa e deve tener conto di aspetti di farmaco-economia. Ciò appare
particolarmente rilevante per l'utilizzo di teriparatide, da riservare ai
pazienti più gravi e quindi a maggior rischio di nuove fratture.
La nota 79 prevede il trattamento farmacologico dell'osteoporosi a carico
del SSN per pazienti con rischio di frattura sufficientemente elevato da
giustificare gli inevitabili rischi connessi a trattamenti di lungo termine.
I pazienti con pregresse fratture osteoporotiche sono quelli più a rischio
di ulteriori fratture (> 20% a 10 anni). Va anche sottolineato che
l'efficacia anti-fratturativa di tutti i prodotti in nota è stata
prevalentemente dimostrata in pazienti con una storia pregressa di frattura
vertebrale (studi FIT, VERT, BONE e SOTI). Una condizione di rischio analoga
è stata anche documentata per i pazienti ultra-cinquatenni in trattamento
cortisonico cronico. La documentazione di efficace nell'osteoporosi
cortisonica per alcuni farmaci giustifica l'estensione della Nota 79 a donne
e uomini in trattamento con dosi medio-elevate di corticosteroidi.
In altre condizioni (ad esempio bassa massa ossea) la definizione di una
soglia di intervento è complicata dall'interagire di più fattori di
rischio oltre che dalla minor documentazione di efficacia dei farmaci
disponibili. Dall'analisi di studi epidemiologici di grandi dimensioni,
condotti in Nord-Europa e negli USA, è stato possibile sviluppare algoritmi
per una stima del rischio di frattura a 10 anni, basata sulla valutazione
densitometrica (DXA) del femore o ultrasonografica delle falangi in
combinazione con altri fattori di rischio (http://www.shef.ac.uk/FRAX oppure
algoritmo SIOMMMS: http://SIOMMMS.it: linee guida). Una ragionevole
semplificazione dei suddetti algoritmi consente di identificare due soglie
densitometriche ossee a femore o falangi, al di sotto delle quali il rischio
di frattura clinica vertebrale a 10 anni sia > 10%: <-4.0 o -3.0 di T
score, in relazione alla presenza o meno di ulteriori importanti fattori di
rischio.
La teriparatide e l'ormone paratiroideo per il loro profilo di sicurezza
vanno riservati a pazienti con una osteoporosi severa e ad altissimo rischio
di nuove fratture da fragilità. Questo livello di rischio è identificato
dalla presenza di multiple fratture vertebrali severe o dalla comparsa di
nuove fratture dopo un congruo periodo di terapia con altri farmaci. La nota
prevede che un paziente può essere in nota 79 per teriparatide o
paratormone se ha multiple pregresse fratture vertebrali moderate-severe o
di femore o, limitatamente a teriparatide, se sono presenti fratture
pregresse moderate-severe ed il paziente è in terapia steroidea cronica. La
definizione di severità di frattura è quella descritta da Genant sulla
base dei seguenti schemi:
Evidenze disponibili
Per tutti i farmaci della Nota 79 è stata documentata l'efficacia sul
rischio di fratture vertebrali post-menopausali con percentuali di riduzione
del rischio comprese tra 30 e 60% e con un numero di donne da trattare per 3
anni per evitare una frattura vertebrale (Number Needed to Treat, NNT),
compresa fra 10 e 20, tra i soggetti a più elevato rischio. In soggetti a
minor rischio il NNT a 3 anni è superiore a 200. L'effetto sulle fratture di
femore è ben documentata solo per alcuni farmaci. Va ricordato che in
soggetti anziani per la prevenzione delle fratture di femore sono disponibili
più solide documentazioni di efficacia con la correzione dell'apporto di
vitamina D. E' stato documentato che la carenza di vitamina D vanifica del
tutto l'effetto dei farmaci per il trattamento dell'osteoporosi.
L'alendronato è disponibile in Nota 79 anche in associazione con vitamina D.
L'unico studio comparativo condotto con questa associazione in soggetti non
vitamino D- carenti, non dimostra alcun vantaggio rispetto alla formulazione
standard.
Nel maschio l''efficacia terapeutica è stata valutata in trials controllati e
randomizzati per alendronato e risedronato ai quali pertanto si
riferisce la nota. Il numero dei pazienti del trials era modesto e non era
calcolato per valutare gli effetti del trattamento sulle fratture
osteoporotiche. L'efficacia per la prevenzione delle fratture è quindi in
parte surrogata dai dati sulla massa ossea.
In soggetti in trattamento cortisonico effetti favorevoli dei bisfosfonati
sulla densità minerale ossea sono stati rilevati in più trial randomizzati.
L'efficacia per la prevenzione delle fratture vertebrali (ma non delle
fratture non vertebrali) è stata dimostrata in trial randomizzati per
risedronato e l'alendronato. In questi e in altri studi, l'esposizione ai
corticosteroidi in grado di aumentare in maniera clinicamente rilevante il
rischio di fratture osteoporotiche, è generalmente stimata in 7,5 mg/die o più
di prednisone o equivalenti. È importante l'osservazione che gli effetti
favorevoli dei bisfosfonati sulle fratture e sulla densità minerale ossea
sono più evidenti in uomini ultra-cinquantenni ed in donne in post-menopausa.
In un recente studio la terapia con teriparatide si è dimostrata superiore ad
alendronato nel ridurre il rischio di frattura in soggetti in terapia cronica
con cortisonici.
Il trattamento con teriparatide riduce il rischio di frattura vertebrale a
valori inferiori al 10% in 10 anni anche in soggetti ad alto rischio. Il suo
utilizzo è limitato a questi ultimi pazienti per il suo ancora incerto
profilo di sicurezza (vedi sotto).
Tra le forme severe di osteoporosi va inclusa anche la Osteogenesi Imperfetta.
Le forme severe di osteoporosi idiopatica ad esordio giovanile sono
assimilabili alla Osteogenesi Imperfetta. Il neridronato è l'unico farmaco
con indicazione e prescrivibilità a carico del SSN per questa patologia.
Particolari avvertenze
Alendronato, risedronato e ibandronato appartengono alla classe
dei bisfosfonati. Questi farmaci non sono privi di effetti indesiderati. Tra
questi il più comune, quando i farmaci sono assunti per os, è la comparsa o
accentuazione di esofagite particolarmente in persone con reflusso
gastro-esofageo o alterata motilità esofagea o che assumono FANS o che sono
incapaci di seguire le raccomandazioni del foglietto illustrativo (compressa
presa a digiuno con abbondante acqua, rimanendo in posizione eretta o seduta
per almeno trenta minuti). Questo effetto collaterale è apparentemente meno
frequente con le formulazioni intermittenti (settimanale o mensile).
La terapia con bisfosfonati è stata associata alla comparsa di osteonecrosi
delle ossa del cavo orale. Numerose evidenze scientifiche hanno ormai
dimostrato la correlazione tra l'osteonecrosi della mandibola/mascella (ONJ) e
l'impiego terapeutico dei bifosfonati, nonché il meccanismo patogenetico
molecolare che sottende l'insorgenza di questo effetto collaterale; negli
ultimi anni, in particolare dal 2003 al 2007, sono stati segnalati 1113 casi
di ONJ descritti in 65 articoli scientifici. L'aumento della segnalazione
dell'osteonecrosi da bifosfonati, se da un lato mette in evidenza la
sottostima e l'under reporting del fenomeno stesso, dall'altro rende ragione
della crescente attenzione, da parte delle Autorità Regolatorie, nei riguardi
di questa particolare classe di farmaci. Studi clinici hanno inoltre stimato
che l'insorgenza dell'ONJ è associata non solo alla somministrazione
endovenosa di bifosfonati ad alte dosi, ma anche a quella orale normalmente
impiegata per il trattamento dell'osteoporosi, anche se con una incidenza
inferiore . Alla luce di queste evidenze, le Autorità Regolatorie di diversi
paesi hanno ritenuto necessario mettere a disposizione del personale medico e
medico-ondontoiatrico, specifiche raccomandazioni al fine di poter gestire e
contenere il fenomeno dell'osteonecrosi indotta da bifosfonati. Si raccomanda
a tutti i pazienti in trattamento con bisfosfonati una rigida ed attenta
igiene orale e profilassi antibiotica in caso di interventi dentari cruenti
(estrazioni, impianti, ecc). E' preferibile effettuare interventi di igiene
dentaria (granulomi, infezioni, ecc) prima di avviare terapia con bisfosfonati.
Inoltre, di recente, l'Advisory Committee dell'FDA ha pubblicato un warning
circa l'eventuale insorgenza di dolore severo, talora disabilitante, a livello
osseo, articolare o muscolare associato alla assunzione di bifosfonati. Tale
sintomatologia differisce dalla sindrome acuta simil-influenzale (acute-phase
reaction APR) caratterizzata da febbre, raffreddore, dolore osseo, artralgia e
mialgia che comunemente si osserva in seguito a somministrazione endovenosa
dei bifosfonati iniettabili.
Il raloxifene è un modulatore dei recettori estrogenici. I suoi effetti sono
simil-estrogenico su osso (riduzione del turnover) e fegato (riduzione di
colesterolo e lipoproteine LDL) e anti-estrogenici su endometrio e mammella.
Da studi specifici è emerso che raloxifene ha un effetto neutro sul rischio
cardio-vascolare, mentre si associa ad un significativo aumento del rischio di
ictus e trombo-embolismo venoso.
Il meccanismo d'azione del ranelato di stronzio è ancora poco conosciuto,
sembra che inibisca il riassorbimento osseo e contemporaneamente stimoli la
formazione di tessuto osseo. La terapia con ranelato di stronzio si associa ad
incremento del rischio di trombo-embolismo venoso e a reazioni allergiche
gravi (sindrome DRESS).
La teriparatide stimola la neoformazione di osso soprattutto a livello della
colonna. Il trattamento cronico provoca nei ratti la comparsa di osteosarcomi.
Ciò giustifica sia la limitata durata dei trattamenti sia la necessità di
limitare la prescrivibilità a centri specialistici particolarmente
qualificati.